Se sei un artista, se quando ti siedi al cavalletto lo fai perché ne hai urgenza, se è vitale per te dipingere e non è un modo per passare il tempo, se hai la febbre dentro, allora quel bisogno, quel desiderio di essere riconosciuto e apprezzato, è costante.
Se dipingere non ti basta per te stesso, se hai bisogno che gli altri ricevano il messaggio che tu mandi mediante il tuo disegno, i tuoi colori, se non ti basta sapere che dipingi e vuoi che gli altri vedano e capiscano, allora sei destinato a soffrire.
Dipingere non è un lavoro come un altro, fa parte della tua vita stessa, e il fatto che tu ne voglia comunque fare anche un lavoro non lo relega a semplice mezzo di sostentamento. È molto di più.
È un accumulo di energie, di esteriorizzazioni, è un accumulo anche fisico di tele di quadri, e dopo che li hai creati e ti sei distaccato da loro mentalmente vorresti venderli, perché l'unico modo per capire che gli altri ti apprezzano è quello, venderli! Sapere che c'è chi è disposto a pagare per avere una tua opera. E quando i quadri si accumulano e tu continui a farne di nuovi inizi quasi a provare rabbia verso quei figli che non sono usciti di casa, che continuano a star lì a prendere posto, a togliere spazio alle nuove idee, alle cose nuove che sgorgano da te. E arrivi persino a bruciarli i tuoi quadri,per protesta, a smontare le tele e riutilizzare i telai, , perchè le tele arrotolate prendono meno spazio, perché ciò che è stato un anno fa non è più e doveva prendere la sua strada e non l'ha presa. Questi pensieri possono sembrare deliranti, ma non lo sono, sono solo l'espressione di una sofferenza quasi fisica di chi dipinge ogni giorno, di chi ne fa un mestiere, un lavoro non retribuito ma non per questo preso meno sul serio, di chi vorrebbe vedere queste creature prendere la loro strada, andarsene, essere pagate per l'emozione che suscitano.
Perché all'arte non si da il giusto valore, si spendono soldi per comprare oggetti in serie con sopra una firma che è solo uno status symbol, mentre non si trovano i soldi per comprare un quadro da mettere in casa, ci si accontenta piuttosto di stampe dozzinali giusto per riempire le pareti.
Perché sembra troppo spendere dieci euro per vedere una mostra ma venti per una pizza vanno bene, perché tutti dobbiamo avere l'ultimo modello del cellulare con il quale cliccare “mi piace” sulle foto degli artisti ma poi non siamo disposti a spendere un minimo per avere un quadro vero da gustare dal vivo.
Per tutti questi motivi caro artista, e lo dico anche a me stessa, sappi che soffrirai.
Se dipingere non ti basta per te stesso, se hai bisogno che gli altri ricevano il messaggio che tu mandi mediante il tuo disegno, i tuoi colori, se non ti basta sapere che dipingi e vuoi che gli altri vedano e capiscano, allora sei destinato a soffrire.
Dipingere non è un lavoro come un altro, fa parte della tua vita stessa, e il fatto che tu ne voglia comunque fare anche un lavoro non lo relega a semplice mezzo di sostentamento. È molto di più.
È un accumulo di energie, di esteriorizzazioni, è un accumulo anche fisico di tele di quadri, e dopo che li hai creati e ti sei distaccato da loro mentalmente vorresti venderli, perché l'unico modo per capire che gli altri ti apprezzano è quello, venderli! Sapere che c'è chi è disposto a pagare per avere una tua opera. E quando i quadri si accumulano e tu continui a farne di nuovi inizi quasi a provare rabbia verso quei figli che non sono usciti di casa, che continuano a star lì a prendere posto, a togliere spazio alle nuove idee, alle cose nuove che sgorgano da te. E arrivi persino a bruciarli i tuoi quadri,per protesta, a smontare le tele e riutilizzare i telai, , perchè le tele arrotolate prendono meno spazio, perché ciò che è stato un anno fa non è più e doveva prendere la sua strada e non l'ha presa. Questi pensieri possono sembrare deliranti, ma non lo sono, sono solo l'espressione di una sofferenza quasi fisica di chi dipinge ogni giorno, di chi ne fa un mestiere, un lavoro non retribuito ma non per questo preso meno sul serio, di chi vorrebbe vedere queste creature prendere la loro strada, andarsene, essere pagate per l'emozione che suscitano.
Perché all'arte non si da il giusto valore, si spendono soldi per comprare oggetti in serie con sopra una firma che è solo uno status symbol, mentre non si trovano i soldi per comprare un quadro da mettere in casa, ci si accontenta piuttosto di stampe dozzinali giusto per riempire le pareti.
Perché sembra troppo spendere dieci euro per vedere una mostra ma venti per una pizza vanno bene, perché tutti dobbiamo avere l'ultimo modello del cellulare con il quale cliccare “mi piace” sulle foto degli artisti ma poi non siamo disposti a spendere un minimo per avere un quadro vero da gustare dal vivo.
Per tutti questi motivi caro artista, e lo dico anche a me stessa, sappi che soffrirai.
Come diceva un tuo collega un po' di secoli fa, l'amore come l'arte o è tormento o è estasi. Tu resisti. Lucky
RispondiEliminaNon posso fare altro che resistere.
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